lunedì 24 giugno 2013

Economia, una (pazza!) proposta

Ci stiamo avvitando in una spirale mortale.
Aumentiamo l'IVA per fare cassa. Poco roba per deprimere i consumi, grande impatto per chi (i commercianti, gli artigiani, professionisti ed imprese) l'IVA a fine mese dovrà fisicamente versarla allo Stato. Aumentando cosi' a dismisura il nero e l'evasione. Lo stesso vale per l'IMU sulle prime case. Una economicamente inutile bandiera mediatica viste le larghe esenzioni che i comuni hanno messo in campo per la prima casa.
È allora?
Un pacchetto di 2/3 miliardi si può trovare in un decimo di minuto. Non agendo sugli sprechi ma su un particolare ed odioso spreco di risorse.
Molti dei 23 miliardi di IMU sulle seconde case sono stati imprudentemente lasciati nelle casse dei comuni. Ma almeno il 20-30% di questi sono piccoli comuni turistici che presentano un rapporto abitazioni totali su abitazioni dei residenti superiore alla media nazionale che è calcolabile intorno a 1,15.
Leggendo i dati ISTAT si può agevolmente verificare che in alcuni casi qusto rapporto raggiunge le 10 e piu' case di non residenti per ogni abitazione di residenti. Soldi che la legge vigente lascia a questi piccoli comuni e che finiscono per la maggior parte in un vortice di inefficienze, in investienti inutili o in voto di scambio.
Ma non volevo parlarvi di minutaglie.
La proposta che vi faccio e' un innovativo patto che punta a mettere insieme gli interessi percepiti dei soggetti in gioco per ottenere il necessario riassorbimento della attuale disoccupazione.
Facciamo un patto con le associazione dei commercianti, degli artigiani, i professionisti e le imprese. Qualcosa che produca insieme meno evasione, minore lavoro nero e maggiore occupazione.
Questa in sintesi la proposta:
a tutte le imprese che dichiareranno una crescita del proprio fatturato rispetto al periodo precedente e solo a queste e alle start up, verra' ridotto, fino a concorrenza del 50%, il saldo IVA da versare allo Stato se un equivalente ammontare verra' impegnato per pagare gli oneri contributivi per nuovi assunti a tempo indeterminato.
L'equivalente di questo ammontare potrà essere utilizzato per pagare fino a concorrenza il 50% dei contributi. a nuovi dipendenti. Il patto varra' per un periodo (3, 5 anni?) predefinito e fintanto che il maggior fatturato verrà' mantenuto.
Se poi l'impresa decidesse di fare investimenti in innovazione di prodotto e di processo, questa potrebbe ottenere di non versare anche l'ulteriore 50% del saldo IVA fino a concorrenza del costo a copertura degli relativi ammortamenti maturati.
Si rinuncia a parte del saldo IVA per il fatturato aggiuntivo ma si ottengono: un incremento del PIL di 5-10 volte superiore al gettito di IVA perduto; si ottiene un nuovo assunto per ogni 100.000 euro di fatturato aggiuntivo; si ottiene un saldo attivo per la conseguente ripresa dei consumi, ecc. ecc.
Ma quello che più conta e che si spinge la impresa a far riemergere il nero, con conseguente possibile ed auspicabile maggior utile realizzato sulla quota parte del fatturato aggiuntivo.
Per maggiori stipendi versati, poi, si riottiene in imposte, forse, una quota dell'IVA non incassata.
Corrispondentemene diminuisce il rapporto debito PIL

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