martedì 19 giugno 2007

I sindaci delle nostre città: ottomilacento piccoli re (sic!)

Leggo da molte parti di parlamentari che si battono a favore della rieleggibilità dei sindaci dei comuni, specie quelli piccoli. Gente agguerrita che sembra sempre più pronta ad aggirare la legge vigente nel tentativo di rimanere in sella, tra il disinteresse di tutti.
Notizie di stampa che dovrebbe essere lette come un impropri tentativi di superare un sacrosanto divieto di eleggibilità dei sindaci oltre i due mandati, vengono ignorati dall'opinione pubblica, giustificati dalla stampa, non perseguiti dalle autorità preposte.

Le disposizioni di legge che danno ai sindaci, per cinque anni, potere assoluto di gestione, specie per quando riguarda le piccole comunità, che rappresentano il 91,8% degli 8103 comuni italiani con il 42,2% della popolazione, ha sicuramente semplificato la vita al sindaco eletto, ma ha anche creato piccoli Ras che, spesso, utilizzano il loro potere assoluto come merce di scambio per consolidare le proprie attese di futuro sviluppo politico (sic!).

Possono revocare i propri assessori, i più di fatto escludono le minoranze, anche dalla gestione corrente, si fanno rieleggere spesso utilizzando il voto di scambio e quando non possono più essere rieletti, fanno eleggere teste di legno, fratelli, mogli, gregari per continuare a governare, contro lo spirito della legge, come vice sindaco o come direttore generale (vedi, per esempio, Gentilini o Praticò a Praia aMare), senza che nessuna "autorità" si opponga .
Per di più se il paese è “turistico” ( vi sono 4951 paesi con un rapporto tra “seconde” e prime case che vanno dal 15% al 1700%) questi piccoli ras utilizzano a piene mani la possibilità offertagli di gestire tasse, tributi e tariffe con ampia discrezionalità, senza doverne rispondere al momento del voto.

In un sistema che, così come configurato, è spesso bloccato, senza prospettive, che, spesso utilizza uomini senza capacità amministrativa e, sempre, opera senza controlli visto che l’unico controllo rimasto, con la normativa corrente, è la Relazione sul Bilancio del Revisore dei Conti (che il sindaco stesso nomina).
Un controllo che, per i piccoli comuni, è spesso assegnato ad un ragioniere qualsiasi, non iscritto all’albo dei revisori dei conti, e... qualche volta sodale di partito.

La rotazione voluta dalla legge con la ineleggibilità oltre i due mandati vuol tentare di rompere il naturale conflitto di interesse di un amministratore riconfermato. E poi, se così non fosse, si rischierebbe di soddisfare sempre e solo gli interessi della stessa parte politica (sic!).

Basta guardare i vari episodi di ribellione (dei sindaci) alle decisioni di autorità superiori (provincia, regione, governo e ..... commissari straordinari!) per ogni e qualunque atto che esuli dagli interessi della, spesso piccola o piccolissima, communità gestita e che possa portare quel tanto di supplemento di consenso necessario per essere rieletti! Vedi i sindaci ..... della spazzatura!

Un paese che va verso la disgregazione istituzionale frutto di un giusto tentativo di ottenere stabilità di gestione e responsabilizzazione mal gestito, senza contrappesi e mancante di un qualsiasi controllo.

La proposta seria non è l'eliminazione della rieleggibilità dei sindaci, ma il rafforzamento dei controlli con la nomina di un Revisore dei Conti iscritto all'albo e scelto da una Autorità terza, per esempio la stessa Corte dei Conti.