martedì 23 ottobre 2012

Legge di stabilità, una proposta alternativa(*)

In riferimento alla recente disegno di legge di stabilità, le segnalo che:
la vecchia ICI, un contributo che torna come IMU, che permette alle amministrazioni locali di far fronte ai servizi per i residenti quando applicata per le prime case, applicata sulle seconde case, nei piccoli comuni turistici, porta solo danni.
Quest'Italia minore, che presentano rapporti tra abitazioni totali/abitazioni dei residenti che va da 1,15 a 18 volte, e' formata da circa 5000 comuni che, avendo lucrato negli anni ‘80 sugli oneri di costruzione, si trovano, ora, a beneficiare di questa tassa applicata a circa un totale di circa 3 milioni di contribuenti. Il gettito aggiuntivo derivante vale, presumibilmente, tra i 3 e i 5 miliardi di euro. Gettito esente da qualsiasi controllo democratico dei cittadini contribuenti che, peraltro, utilizzano i servizi comunali solo per qualche settimana l'anno.
Ricordo che una buona parte di queste abitazioni non supera i 60/70 mq di superficie e sono di proprietà di persone con reddito modesto.
Ciò nonostante una manna che ha portato in queste cittadine voto di scambio, sprechi e ruberie e che potrebbe più responsabilmente essere utilizzata, in buona parte, dal governo per aiutare lo sviluppo del paese o al peggio le Regioni piuttosto che alle Provincie per realizzare investimenti in opere di manutenzione del territorio.
Sempre che l’ IMU conservi la funzione di contributo ai servizi. Se, invece, deve essere considerata tassa sul possesso allora tutta l'IMU dovrebbe essere assegnata al Governo centrale.

*) appunto inviato a Bondi per il Governo nell'ambito della richiesta di suggerimenti per il contenimento dei costi,  e a Stefano Fassina

domenica 8 luglio 2012

Per favore, i sindaci no!

Da qualche tempo sento disquisire, sopratutto dai commentatori politici  o dai conduttori di quei programmi televisivi che si nutrono di urla e schiamazzi di parti opposte, di un partito dei sindaci. E non da una sola parte politica. In un fritto misto composto da parole che diventano per chi le dice, inopinatamente, fatti.
Parole come giovani, rete, web, ecc.  e sindaci utilizzate per definire il nuovo  contrapposto  al vecchio,  parola questa utilizzata come sinonimo di burocrazia,  corruzione,  cattivo governo.
Se rete, web, ecc. al massimo possono essere sinonimo di trasparenza, partecipazione o di  plagio e manomissione,  giovane o sindaco, nell'accezione di politico alle primi passi nella scalata alla politica e quindi puro e duro,  allora non mi sembra di poter essere d'accordo.
La maggior parte dei nostri 8.100 sindaci sono persone non giovani che hanno piu' di una legislatura sulle loro spalle, che hanno imparato a convivere con le soverchierie di lobby  (sic!) invasive e a sottostare, per mancanza di conoscenze amministrative, alla stupida tecnocrazia di collaboratori spesso vecchi ed incapaci. Gente, nella più parte, ricattata dalla piu' schietta ignoranza delle piu' elementari regole economiche e gestionali ma spesso, anche, dotati di scarso rispetto  delle  leggi e delle piu' elementari regole del vivere civile.
Gente a cui la legge Bassanini (267)  ha regalato l'immunita' dai controlli e, per i comuni piu' piccoli, il signoraggio assoluto. Piccoli novelli podesta', molti di questi, con nel DNA il non rispetto delle regole, liberi dai rischi derivanti da qualunque azione di dissenso.  Gente, spesso, non preparata, e che nessuno ha mai pensato di acculturare,  il cui piu' impellente bisogno e' farsi rieleggere.  Gente che orienta il proprio orizzonte temporale al breve, brevissimo temine.  Gente che non fa politica ma rotola nella piu' bieca gestione del piccolo affare corrente. Ma a cui si offre, in un piatto d'argento, una sicura prossima rielezione.
Il nuovo che avanza non e' in una classe di persone vecchie o  giovani, sindaci  o politici di carriera,  il voto di centro o il voto delle estreme. Il nuovo, che non avanza, e' nel respiro del progetto politico e nella capacita' di enunciarlo chiaramente e senza tentennamenti. Nel coraggio di affermare che democrazia e' partecipazione e mediazione dei bisogni dei cittadini e non dei suoi (spesso cattivi) rappresentanti,  senza il condizionamento di una probabile sconfitta del partito di appartenenza, conscio della possibilita', in fine, che possa essere un altro a portare a termine il progetto politico avviato.