venerdì 9 novembre 2007

I nuovi briganti, i sindaci dei piccoli comuni

Capita sempre più spesso che lungo le strade statali e o provinciali, ma anche lungo le superstrade che lambiscono le mille e più piccole cittadine italiane, l'automobilista si trovi a dover viaggiare tra, continui, rallentamenti ed accellerazioni provocate da cartelli stradali che impongono limiti di velocità, tra loro contradittori e improbabili, posizionati dalle autorità municipali delle località che man mano si attraversano.

Il meno che può capitare è che ci si trovi di fronte ad un limite di 70 km/h, ma molto spesso si passa da limiti di 30 km/h a limiti di 50 km/h su un tratto di strada statale, appositamente, presidiato da sistemi di controllo della velocità allestiti dalla amministrazione del territorio comunale attraversato.

Vale la pena di sottolineare che già il limite di velocità di 70 km/h risulta improprio per un tratto di Strada Statale libero da vincoli, che la gestione ed il controllo delle Strade Statali è di competenza e responsabilità di altre strutture amministrative dello Stato (Polizia Stradale) e che, pertanto, in prima istanza la polizia municipale non potrebbe poter operare fuori dal proprio territorio di competenza amministrativa.
E che, quindi, l’amministrazione comunale non potrebbe né definire i limiti di velocità da utilizzare su quel tratto di strada, né instaurare condizioni di controllo delle violazioni.

Attività impropria, ai limiti delle responsabilità civile per gli incidenti che potenzialmente può provocare, che vìola il principio di continuità della prescrizione di limite della velocità lungo una strada, che essendo intercomunale e/o interprovinciale, deve essere gestita in termini di sicurezza, e quindi di prescrizione e gestione dei limiti di velocità, da una amministrazione di livello superiore, intercomunale, quale è l'amministrazione competente alla gestione amministrativa (Provincia o Regione a seconda dei casi) e vigilata da un sistema di sicurezza e controllo anch'esso di livello superiore (la polizia stradale).

Ma, anche, situazione, impropria, che pone l’amministrazione comunale nelle condizioni di sottrarre risorse economiche al bilancio dell’ente gestore della strada (o all’ente istituzionalmente delegato al controllo, la Polizia Stradale). Ponendo l'attività di controllo comunale nella condizione di raccogliere considerevoli volumi di multe a cittadini di passaggio, e quindi non residenti e non votanti, riversandole, indebitamente, nelle proprie casse. Venendo, così, meno al principio di responsabilità amministrativa stabilita dalla legislazione vigente.

La, oramai, diffusa pratica per i piccoli comuni di installare, specie nel periodo estivo, postazioni di controllo dei limiti di velocità è riconducibile alla evidente rinuncia da parte degli amministratori locali ad utilizzare il naturale codice etico, patrimonio di una qualsiasi istituzione pubblica nei rapporti con i cittadini, attraverso comportamenti elusivi, al solo scopo di fare cassa.
Ma questa pratica ha raggiunto limiti di insopportabilità per i cittadini (specie i cittadini ivi non residenti), generando un diffuso e generale malcontento che, naturalmente, si riversa sulle autorità superiori (ministri, governo, ecc.) che sembrano di non accorgersene.

In particolare, questa pratica è stata adottata da quasi tutti i comuni che si affacciano sul versante tirrenico della provincia di Cosenza ed in particolare dalle decine di piccoli comuni turistici (sic!) che si snodano lungo la strada statale 18.
Per questi casi, come per tutti gli altri, ci si domanda come avviene:
- che un utilizzo del 50% dei vigili comunali per il controllo dei limiti di velocità su una strada statale o provinciale non è perseguita come una evidente esempio di cattiva gestione della cosa pubblica, specie per queste località che sono soggette a continue violazioni amministrative (come l’edilizia abusiva, il mancato utilizzo della raccolta differenziata, l’escalation dei prezzi, l’offerta di servizi scadenti e non a norma, la presenza di venditori abusivi, ecc.), ad un sempre più presente inquinamento del territorio (riversamento in mare di reflui, incendi boschivi, ecc.) e, specie in estate, ad un costante disordine derivante da un traffico cittadino mal gestito;
- che non venga rilevato dalla autorità competenti che spesso le postazioni allestite per il controllo della velocità sono presidiate da personale non adeguato e non qualificato (ausiliari del traffico o semplici terzisti) ed attrezzato con apparecchiature, di volta in volta, noleggiate da imprese private, e quindi difficilmente certificalibi;
- che nella maggior parte dei casi vengono comminate sanzioni per violazioni che “non superano il limite di velocità di oltre 10 km/h”, cioè di sanzioni che non prevedono la decurtazione di punti patente e quindi non sono soggette a verifica da parte della Prefettura locale;
- che nella quasi totalità dei casi nessun altro tipo di violazione viene contestato.
- che l’attività di controllo viene incrementata nel periodo estivo per colpire chi provenendo da altre regioni ha quel tratto della ss. 18 come unica via per raggiungere o lasciare la meta delle proprie vacanze.

Infine sarà utile sottolineare che le amministrazioni comunali attraversate dalla ss18 lungo la fascia costiera tra Tortora e Diamante hanno consuntivano nel solo 2005 incassi per “risorse finalizzate codice della strada” per circa 1.000.000 di euro. Praia a Mare ha incassato il 71% dell’intera cifra.

Nello specifico, il comune di Praia a Mare, che conta 6.700 abitanti e 2593 nuclei familiari, che può fare affidamento su un corpo di polizia municipale di 7 vigili, compreso il comandante il suo vice e un amministrativo, per controllare 80 km di strade interne al centro abitato e per una superficie totale del Comune di 23 ha, negli ultimi 5 anni, ha portato l’introito per violazioni al codice della strada dai 100.000 euro del 2001 ai 669.000 euro del 2005 con un incremento del 669%, il 12,1% di tutte le entrate tributarie ed extra tributarie realizzate. Le altre località sopra indicate raggiungono una media del 2,15% .

C'è bisogno di chiarezza e di una precisa definizione dell'organizzazione statale allargata che colleghi gestione a responsabilità.

Sarebbe utile ed interessante che le Istituzioni Statali preposte al controllo della legalità ed al controllo dell’ordine pubblico si facessero parte attiva avviando un sistematico controllo delle possibili anomalie, proponendo soluzioni comportamentali e/o legislative e verificando, se possibile, quanto il perseguimento di attività di questo tipo da parte delle amministrazioni interessate al fenomeno pesi sulla mancata espansione del turismo calabrese ed in generale al mantenimento della quiete sociale nell'intero paese.

Dei circa 2 milioni di contravvenzioni per eccesso di velocità del 2005 (+20% rispetto all'anno precedente) solo il 50% è comminato dalla Polizia Stradale (La Repubblica 19/01/07). Un gruzzolo che vale, per il momento, tra i 400 e i 600 milioni di euro. Il rimanente è incassato dai Comuni. Un gruzzolo, in rapida crescita che vale, per il momento, tra i 400 e i 600 milioni di euro. Con grave danno per la sopravvivenza delle istituzioni pubbliche ( Polizia Stradale, Ministero dell'Interno e per…… l’ANAS).

La proposta
Il ministro Lanzillotta ed il ministro Nicolais dovrebbero mettere mano ad un più generale problema della contabilità pubblica:
  1. Le entrate e gli incassi relative ad attività di responsabilità del comparto pubblico allargato, da qualunque ente incassato, dovrebbero essere destinati alla istituzione, funzione, ufficio o capitolo contabile detentore della responsabilità o del titolo di proprietà per il quale le relative cifre vengono nominativamente incassate.
  2. L'Ente, istituzione, funzione, ufficio o capitolo contabile, che si è impegnato nell'incasso potrebbe avrebbe diritto ad una royalties (5-10% dell'incassato) a copertura dell'attività svolta, ma dovrebbe iscrivere a debito verso terzi le cifre incassate, le sanzioni accessorie e gli eventuali interessi legali maturati.
  3. L'Ente, l'istituzione, funzione, ufficio o capitolo contabile, responsabile della gestione del tratto stradale nel caso di specie, naturalmente iscriverà le relative entrate, le sanzioni accessorie e gli oneri finanziari maturati a proprio credito e potrà destinare le cifre così ricavate alle attività del servizio di manutenzione della strada gestita.
  4. La responsabilità delle amministrazioni comunali non devovo essere costruite su basi territoriali, nel caso di specie la modifica/utilizzazione di limiti di velocità sulle strade proviciali/statali autonome, cosa che fa pensare ai sindaci come "reucci" di un territorio, ma in base ai "risultati" delle azioni intraprese.
  5. Il personale a servizio di una funzione pubblica, nel caso di specie i vigili urbani, devono svolgere i compiti istituzionali a cui sono delegati. L'utilizzo del personale per funzioni non proprie va punito con strumenti amministrativi o legali come il peculato, come avviene quando si utilizza in modo improprio un bene pubblico (vedi il caso di utilizzo improprio di una auto di servizio).

sabato 14 luglio 2007

Verso il Partito Democratico

Proposte operative per la formazione di una lista di internauti


Mi sembra che il processo di avvio del partito democratico sia riportato e costretto, passo dopo passo, senza scampo tra le due stampelle, PDS e Margherita. Nonostante gli sforzi per realizzare un nuovo partito qualcuno cerca di fare nuovo un (o due) partiti vecchi.

Ciò nonostante, per essere costruttivo propongo che ai comitati provinciali basati sulle strutture organizzative e logistiche dei due preesistenti partiti, si aggiunga un gruppo a livello nazionale ( o meglio globale!) costituito dalla struttura organizzativa e logistica del web e, per esempio, affidato a "incontriamoci" nella veste di "clearing house" di quanti altri gruppi web volessero costituirsi.

Naturalmente aderisco in pieno all' "idea di Santagata" di fare in modo che alcuni di noi possano partecipare, autocandidandosi per una lista aperta agli iscritti.

Ciò detto, superando le riserve sulle modalità individuate dal "Regolamento per l'elezione delle Assemblee Costituenti del Pd" per questa importante operazione di rinnovamento della politica italiana, riserve già espresse da molti, ho qualche perplessità circa la utilizzazione di una suddivisione degli iscritti ad "incontriamoci" per regione, provincia o collegio, cosa che ritengo riduttiva rispetto ad una lista nata su internet e per sua natura non costringibile in una spazio provinciale o regionale.

Per questo, nell'ambito delle regole approvate dal comitato, avanzo una proposta che a me sembra più che lecita:
  • adoperarsi perchè si istiuisca una circostizione che operi a livello nazionale ( o meglio globale!) utilizzando la struttura organizzativa e logistica del web in tutte le fasi ipotizzate dal suddetto Regolamento.
questo si può realizzare nell'ambito di quanto previsto dalla "Bozza di Regole per la Lista di Incontriamoci" stilata per noi da Giulio Santagata,
  • utilizzando, per esempio, "incontriamoci" come una "clearing house" di quanti volessero partecipare,
superando, così, i vincoli delle assemblee regionali o provinciali. Spingendosi fino al punto di inventarsi una qualche procedura che ci permetta non solo la diffusione del "documento di intenti" di eventuali "autocandidati" ma anche di esprimere il nostro voto attraverso il web. Ricordo che "incontriamoci" può contare su una base di circa 25.000 iscritti e che ad ogni e-mail è associata una scheda utente.
Ciò non toglie che gli "incontri" ipotizzati ed avviati, in modo un po confuso ma estremamente utili per confrontarsi, possano essere comunque realizzati a qualunque livello possibile (attenzione! mi sembra che alle assemblee partecipi poca gente, sempre gli stessi).

Naturalmente sarà necessario che tutti i partecipanti, nell'ambito delle proprie conoscenze professionali, si impegnino a lavorare sodo se e quando ci sarà da proporre "soluzioni operative e praticabili ai molti concreti problemi che affliggono i cittadini di questo paese. "l'utopia del possibile" .

Per ultimo, visto che nessuno di noi è interessato a votare un candidato segretario imposto dall'alto e che dovremo, quindi, scegliere se e a quale candidato segretario nazionale collegarci, vi consiglio di leggere con attenzione l'interesante documento che Bersani ha illustrato il 25 luglio alla stampa documento rimasto stranamente relegato a qualche riga su qualche giornale.

Francesco Nunziata (francesconun@gmail.com)

lunedì 2 luglio 2007

Disponibilità per le imprese della documentazione degli Enti Pubblici.

La documentazione tecnico economica di settore prodotta dagli Enti Pubblici, UNI (Unificazione Italiana), Camere di Commercio, per non parlare di ACI e persino di ANCITEL e più in generale della documentazione presente negli archivi degli Enti Pubblici, cosi come avviene per i dati ISTAT , deve essere consultabile gratuitamente (specie se attraverso internet). Eventuali tasse, contributi, ecc. vanno applicati solo per richieste di documenti cartacei con valore legale ("certificati").

I costi esorbitanti di una visura presso la Camera di Commercio, anche riferita alla propria impresa, un elenco di imprese o il costo di acquisto di una singola norma UNI scoraggia qualunque piccolo imprenditore dal "produrre informato".

Non si capisce perchè un cittadino, un impresa, che già paga diritti esorbitanti o un ente pubblico debba non poter accedere ad informazioni che sono pubbliche per il solo fatto che siano state fornite dalle imprese stesse. I diritti di segrateria devono essere applicati alle certificazioni. Per ottenere una lista di imprese di un dato settore a cui destinare una azione di mailing bisogna essere abbonati, costa un gran lavoro di scelta ed un costo esorbitante (1); per visionare i bilanci dei comuni bisogna essere abbonati e bisogna essere un Comune; il costo di un fascicolo di Norma CEI costa centinaia di Euro (2), danneggiando la qualità dei prodotti e riducendo la capacità di queste piccole imprese di conoscere meglio fornitori, clienti e competitori.

Inoltre, tutti i documenti pubblici, o inseriti nella rete internet, dovrebbero, per legge, riportare in calce, su ogni pagina, titolo del documento, estensore (nickname) e sopratutto la data. Il rischio è che trasferiamo, a chi le cerca, notizie vecchie e non riusciamo a colpire chi pubblica notizie errate, almeno con il discretito personale. Se mancanti, Basterà che il gestore della rete apporti automaticamente queste informazioni. Per le cose che già sono in rete vale la data di avvio della procedura.

Sarebbe il caso, poi, che il ministro per l'innovazione, ed ogni altro ministro pubblichino in chiaro la propria casella e mail.La maggior parte dei ministri, a parte il Presidente Prodi, non pubblica la propria casella e mail e, spesso, quella contenuta nel sito del ministero è una casella del tutto generica, comunque non dedicata al rapporto con il cittadino, come dovrebbe essere in una dimensione sempre più orientata ad internet.



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(1) Nonostante i recenti interventi del Ministero dell'Industria, che lo ha ridotto a circa un quarto, a causa dei meccanismi e delle regole imposte, ad un elenco di imprese suddiviso per categorie viene applicato il diritto di segreteria tante volte quante sono le località e i categorie ISTAT selezionate e comunque un elenco necessariamente grezzo alla fine costa alcune centinaia di euro.
(2)
Giacomo Dalessandro scrive sulla posta di Repubblica: ".. poi, parlando del Sistema Italia che deve essere aggiornato in tempo reale, si pone il problema che tutta la normativa tecnica deve essere distribuita a costi politici, e non come succede attualmente:- Per esempio nel settore elettrico, il costo di un fascicolo di Norma CEI costa centinaia di Euro, ed il professionista o l'istallatore non può permettersi di spendere 3-4000 Euro l'anno per aggiornarsi con decine di norme l'anno (oltre al tempo tecnico di lettura ed apprendimento, ed oltre alla continua uscita di nuove norme che sorpassano le precedenti nel giro di qualche anno). Tutto ciò è assurdo e non consente al paese reale di stare al passo con la normativa. Nel mio caso specifico di professionista, l'aggiornamento riguarda anche la normativa antincendio, la legislazione tecnica, ecc. oltre al grandissimo esborso per il software da utilizzare, quale autocad, word, excell, ecc. ..."

martedì 19 giugno 2007

I sindaci delle nostre città: ottomilacento piccoli re (sic!)

Leggo da molte parti di parlamentari che si battono a favore della rieleggibilità dei sindaci dei comuni, specie quelli piccoli. Gente agguerrita che sembra sempre più pronta ad aggirare la legge vigente nel tentativo di rimanere in sella, tra il disinteresse di tutti.
Notizie di stampa che dovrebbe essere lette come un impropri tentativi di superare un sacrosanto divieto di eleggibilità dei sindaci oltre i due mandati, vengono ignorati dall'opinione pubblica, giustificati dalla stampa, non perseguiti dalle autorità preposte.

Le disposizioni di legge che danno ai sindaci, per cinque anni, potere assoluto di gestione, specie per quando riguarda le piccole comunità, che rappresentano il 91,8% degli 8103 comuni italiani con il 42,2% della popolazione, ha sicuramente semplificato la vita al sindaco eletto, ma ha anche creato piccoli Ras che, spesso, utilizzano il loro potere assoluto come merce di scambio per consolidare le proprie attese di futuro sviluppo politico (sic!).

Possono revocare i propri assessori, i più di fatto escludono le minoranze, anche dalla gestione corrente, si fanno rieleggere spesso utilizzando il voto di scambio e quando non possono più essere rieletti, fanno eleggere teste di legno, fratelli, mogli, gregari per continuare a governare, contro lo spirito della legge, come vice sindaco o come direttore generale (vedi, per esempio, Gentilini o Praticò a Praia aMare), senza che nessuna "autorità" si opponga .
Per di più se il paese è “turistico” ( vi sono 4951 paesi con un rapporto tra “seconde” e prime case che vanno dal 15% al 1700%) questi piccoli ras utilizzano a piene mani la possibilità offertagli di gestire tasse, tributi e tariffe con ampia discrezionalità, senza doverne rispondere al momento del voto.

In un sistema che, così come configurato, è spesso bloccato, senza prospettive, che, spesso utilizza uomini senza capacità amministrativa e, sempre, opera senza controlli visto che l’unico controllo rimasto, con la normativa corrente, è la Relazione sul Bilancio del Revisore dei Conti (che il sindaco stesso nomina).
Un controllo che, per i piccoli comuni, è spesso assegnato ad un ragioniere qualsiasi, non iscritto all’albo dei revisori dei conti, e... qualche volta sodale di partito.

La rotazione voluta dalla legge con la ineleggibilità oltre i due mandati vuol tentare di rompere il naturale conflitto di interesse di un amministratore riconfermato. E poi, se così non fosse, si rischierebbe di soddisfare sempre e solo gli interessi della stessa parte politica (sic!).

Basta guardare i vari episodi di ribellione (dei sindaci) alle decisioni di autorità superiori (provincia, regione, governo e ..... commissari straordinari!) per ogni e qualunque atto che esuli dagli interessi della, spesso piccola o piccolissima, communità gestita e che possa portare quel tanto di supplemento di consenso necessario per essere rieletti! Vedi i sindaci ..... della spazzatura!

Un paese che va verso la disgregazione istituzionale frutto di un giusto tentativo di ottenere stabilità di gestione e responsabilizzazione mal gestito, senza contrappesi e mancante di un qualsiasi controllo.

La proposta seria non è l'eliminazione della rieleggibilità dei sindaci, ma il rafforzamento dei controlli con la nomina di un Revisore dei Conti iscritto all'albo e scelto da una Autorità terza, per esempio la stessa Corte dei Conti.