mercoledì 8 gennaio 2014

IMU, lettera al Presidente

Gentile signor Presidente,

Senza voler in alcun modo contestare la legittimità della tassazione sulle seconde case, Le sottopongo un problema di applicazione delle leggi vigenti (e di quelle in questo momento in gestazione) sul tema delle seconde case.
La legislazione corrente, complice una visione della società italiana in termini di qualità dei dati statistici analizzati e offerti dall'ISTAT, modulati su una società che non c'e' più, impone tasse e balzelli sulle seconde case non distinguendo tra chi ha una seconda casa a propria disposizione che usa, in genere, saltuariamente per le proprie vacanze o per un proprio familiare, da chi ha una, o più' seconde case, per puro investimento.
Fatto salvo lo spot a favore della neo casta dei sindaci, la vera questione sta in una misconosciuta elusione della nostra Costituzione sulla parità dei diritti.
In Italia vi sono (dati ISTAT 2001) circa 5,5 milioni di altre abitazioni  21,3 milioni di abitazioni  (il 24,4%  occupate da residenti),
Che fanno capo a 12/13 milioni di  cittadini. Che votano!
Di queste circa 3,3 milioni (il 62,8%) nei comuni con meno di 15.000 abitanti  essenzialmente seconde case a disposizione.
Tra queste, si deve presumere, vi sono abitazioni di famiglia lasciate libere alla morte dei nonni  e case di vacanza spesso di dimensioni inferiori a 60 mq, frutto di piccoli investimenti realizzati indebitandosi con le banche, ubicate nel sud del paese, nate nella ubriacatura degli anni ’70 e che attualmente valgono, in termini reali, meno di quando acquistate, se non altro per la generosità delle amministrazioni pro tempore nel concedere licenze edilizie contro oneri di urbanizzazione.
Nella area dei comuni con meno di 5.000 abitanti residenti vi sono comuni che raggiungono il limite di 18 abitazione di non residenti per ogni abitazione di residenti. Luoghi in cui, spesso, chi ci abita non è soggetto a versamenti aggiuntivi di Irpef, non paga un euro di IMU e spesso non paga i servizi che usa.
I proprietari delle seconde case, spesso 10, 20 volte, in numero, i residenti, contribuiscono con la  ICI/IMU all’intera copertura dei (enormi!) costi di gestione delle amministrazioni  comunali in cui sono ubicate, e pagano per servizi, spazzatura, acqua, reflui e perfino elettricità, un costo pieno per un utilizzo di non più dei 20 giorni estivi.
Questi cittadini pur contribuendo alla gestione dell’ente locale non hanno alcun diritto e non possono rivalersi sulle, spesso arroganti ed incongruenti, decisioni dei, loro,  sindaci. Non gli è riconosciuto nemmeno lo straccio di giudicare con il proprio voto, o con il voto di un proprio rappresentante i consiglio, la gestione della cosa comunale.
Un esempio di democrazia sospesa!
L'equazione proprietari di seconde case uguale ricchi e speculatori e un falso ideologico. Queste case rischiano di essere soggette ad una girandola di imposizioni che definiscono i limiti minimi e massimi della aliquota da applicare. senza, peraltro, imporne alcuna condizioni di applicazione  lasciate all'arbitro dei previsti impositori: i comuni.

Il tema:
  1. Può una amministrazione imporre una tassa, una imposta o stabilire un corrispettivo di un servizio per i non residenti:
a.      senza che emerga dal proprio bilancio una chiara esigenza economica 
b.     senza che abbia prima esperito tutte le opportunità offerte dalle leggi vigenti verso i propri cittadini residenti (addizionali IRPEF, controllo della evasione fiscale, congruenza delle agevolazioni tariffarie),  e prima di aver proceduto all’incasso di tutti i crediti esigibili, ecc., ecc,
c.      utilizzando per i servizi tariffe diverse da quelle applicate ai residenti:
§  senza sottoporre il calcolo della tariffa al controllo della Authority.
§  senza tenere conto del reale utilizzo dei servizi offerti,
§  spesso, trasformando il corrispettivo per un servizio (servizio idrico integrato, rifiuti solidi urbani, fornitura di elettricità) in tassa?
    1. può una amministrazione essere esclusa dal controllo di legittimità sulle proprie spese, sia da parte di minoranze escluse che da parte di un qualunque organo di controllo preventivo?
    2. può un cittadino che possiede un bene essere  escluso dalle scelte sugli investimenti e sui progetti di sviluppo del territorio in cui ha investito pur  pagando più tasse di un cittadino residente?
  1. e' ragionevole mantenere condizioni di mancato controllo che favoriscono  il voto di scambio e/o intrallazzi con i fornitori? 
  2. può una amministrazione imporre una tassa, una imposta o stabilire un corrispettivo di un servizio o realizzare in opere pubbliche che modificano stabilmente il territorio senza dover dare conto a tutti i cittadini, con il voto?
Probabilmente, con queste premesse, si sfiora il reato di Patto Leonino e comunque la incostituzionalità in riferimento alla uguaglianza dei cittadini residenti e non residenti.
Il federalismo fiscale, la attuazione delle Regioni e gli effetti della legge Bassanini (e delle successive modifiche ed integrazioni) impongono che le tasse vadano decise e pagate al livello politico  che accetta di risponderne sottoponendosi al voto.
Le possibili soluzioni:
  1. sciogliere il nodo della classificazione  residenti/non residenti,
  2. dando il voto a chi ha un interesse economico nel territorio e non solo ai residenti
e/o
  1. lasciare al Governo il prelievo delle tasse sulla casa ed il susseguente compito di distribuire equamente il prelievo  ai comuni (come recentemente avvenuto per l'IMU 2013 con il Fondo di Solidarietà) .
ma anche
4.       ripristinare un serio controllo sugli atti dei comuni, specie i piccoli comuni,
5.       ripristinare a tutti i livelli (anche per i piccoli comuni) la distinzione tra livello politico e livello amministrativo,
6.       accelerare sulla unione dei comuni, incentivandone l’attuazione,
7.       impiegare  revisori contabili  certificati e imparziali,
8.       rendere più pregnante la punibilità degli amministratori con atti amministrativi  (tipo  scioglimento per infiltrazioni mafiose) .

Il paese ha bisogno di interventi regolatori e di un drastico svecchiamento della struttura operativa e non di stravolgimenti della Costituzione
Interventi che sembrano tesi ad una dannosa restrizione della partecipazione democratica alle definizione delle strategie di sviluppo del paese unico e solo compito della politica. La realizzazione sarà compito della amministrazione e non di un leader telegenico.

Cordiali saluti,