Il meno che può capitare è che ci si trovi di fronte ad un limite di 70 km/h, ma molto spesso si passa da limiti di 30 km/h a limiti di 50 km/h su un tratto di strada statale, appositamente, presidiato da sistemi di controllo della velocità allestiti dalla amministrazione del territorio comunale attraversato.
Vale la pena di sottolineare che già il limite di velocità di 70 km/h risulta improprio per un tratto di Strada Statale libero da vincoli, che la gestione ed il controllo delle Strade Statali è di competenza e responsabilità di altre strutture amministrative dello Stato (Polizia Stradale) e che, pertanto, in prima istanza la polizia municipale non potrebbe poter operare fuori dal proprio territorio di competenza amministrativa.
E che, quindi, l’amministrazione comunale non potrebbe né definire i limiti di velocità da utilizzare su quel tratto di strada, né instaurare condizioni di controllo delle violazioni.
Attività impropria, ai limiti delle responsabilità civile per gli incidenti che potenzialmente può provocare, che vìola il principio di continuità della prescrizione di limite della velocità lungo una strada, che essendo intercomunale e/o interprovinciale, deve essere gestita in termini di sicurezza, e quindi di prescrizione e gestione dei limiti di velocità, da una amministrazione di livello superiore, intercomunale, quale è l'amministrazione competente alla gestione amministrativa (Provincia o Regione a seconda dei casi) e vigilata da un sistema di sicurezza e controllo anch'esso di livello superiore (la polizia stradale).
Ma, anche, situazione, impropria, che pone l’amministrazione comunale nelle condizioni di sottrarre risorse economiche al bilancio dell’ente gestore della strada (o all’ente istituzionalmente delegato al controllo, la Polizia Stradale). Ponendo l'attività di controllo comunale nella condizione di raccogliere considerevoli volumi di multe a cittadini di passaggio, e quindi non residenti e non votanti, riversandole, indebitamente, nelle proprie casse. Venendo, così, meno al principio di responsabilità amministrativa stabilita dalla legislazione vigente.
La, oramai, diffusa pratica per i piccoli comuni di installare, specie nel periodo estivo, postazioni di controllo dei limiti di velocità è riconducibile alla evidente rinuncia da parte degli amministratori locali ad utilizzare il naturale codice etico, patrimonio di una qualsiasi istituzione pubblica nei rapporti con i cittadini, attraverso comportamenti elusivi, al solo scopo di fare cassa.
Ma questa pratica ha raggiunto limiti di insopportabilità per i cittadini (specie i cittadini ivi non residenti), generando un diffuso e generale malcontento che, naturalmente, si riversa sulle autorità superiori (ministri, governo, ecc.) che sembrano di non accorgersene.
In particolare, questa pratica è stata adottata da quasi tutti i comuni che si affacciano sul versante tirrenico della provincia di Cosenza ed in particolare dalle decine di piccoli comuni turistici (sic!) che si snodano lungo la strada statale 18.
Per questi casi, come per tutti gli altri, ci si domanda come avviene:
- che un utilizzo del 50% dei vigili comunali per il controllo dei limiti di velocità su una strada statale o provinciale non è perseguita come una evidente esempio di cattiva gestione della cosa pubblica, specie per queste località che sono soggette a continue violazioni amministrative (come l’edilizia abusiva, il mancato utilizzo della raccolta differenziata, l’escalation dei prezzi, l’offerta di servizi scadenti e non a norma, la presenza di venditori abusivi, ecc.), ad un sempre più presente inquinamento del territorio (riversamento in mare di reflui, incendi boschivi, ecc.) e, specie in estate, ad un costante disordine derivante da un traffico cittadino mal gestito;
- che non venga rilevato dalla autorità competenti che spesso le postazioni allestite per il controllo della velocità sono presidiate da personale non adeguato e non qualificato (ausiliari del traffico o semplici terzisti) ed attrezzato con apparecchiature, di volta in volta, noleggiate da imprese private, e quindi difficilmente certificalibi;
- che nella maggior parte dei casi vengono comminate sanzioni per violazioni che “non superano il limite di velocità di oltre 10 km/h”, cioè di sanzioni che non prevedono la decurtazione di punti patente e quindi non sono soggette a verifica da parte della Prefettura locale;
- che nella quasi totalità dei casi nessun altro tipo di violazione viene contestato.
- che l’attività di controllo viene incrementata nel periodo estivo per colpire chi provenendo da altre regioni ha quel tratto della ss. 18 come unica via per raggiungere o lasciare la meta delle proprie vacanze.
Infine sarà utile sottolineare che le amministrazioni comunali attraversate dalla ss18 lungo la fascia costiera tra Tortora e Diamante hanno consuntivano nel solo 2005 incassi per “risorse finalizzate codice della strada” per circa 1.000.000 di euro. Praia a Mare ha incassato il 71% dell’intera cifra.
Nello specifico, il comune di Praia a Mare, che conta 6.700 abitanti e 2593 nuclei familiari, che può fare affidamento su un corpo di polizia municipale di 7 vigili, compreso il comandante il suo vice e un amministrativo, per controllare 80 km di strade interne al centro abitato e per una superficie totale del Comune di 23 ha, negli ultimi 5 anni, ha portato l’introito per violazioni al codice della strada dai 100.000 euro del 2001 ai 669.000 euro del 2005 con un incremento del 669%, il 12,1% di tutte le entrate tributarie ed extra tributarie realizzate. Le altre località sopra indicate raggiungono una media del 2,15% .
C'è bisogno di chiarezza e di una precisa definizione dell'organizzazione statale allargata che colleghi gestione a responsabilità.
Sarebbe utile ed interessante che le Istituzioni Statali preposte al controllo della legalità ed al controllo dell’ordine pubblico si facessero parte attiva avviando un sistematico controllo delle possibili anomalie, proponendo soluzioni comportamentali e/o legislative e verificando, se possibile, quanto il perseguimento di attività di questo tipo da parte delle amministrazioni interessate al fenomeno pesi sulla mancata espansione del turismo calabrese ed in generale al mantenimento della quiete sociale nell'intero paese.
Dei circa 2 milioni di contravvenzioni per eccesso di velocità del 2005 (+20% rispetto all'anno precedente) solo il 50% è comminato dalla Polizia Stradale (La Repubblica 19/01/07). Un gruzzolo che vale, per il momento, tra i 400 e i 600 milioni di euro. Il rimanente è incassato dai Comuni. Un gruzzolo, in rapida crescita che vale, per il momento, tra i 400 e i 600 milioni di euro. Con grave danno per la sopravvivenza delle istituzioni pubbliche ( Polizia Stradale, Ministero dell'Interno e per…… l’ANAS).
La proposta
Il ministro Lanzillotta ed il ministro Nicolais dovrebbero mettere mano ad un più generale problema della contabilità pubblica:
- Le entrate e gli incassi relative ad attività di responsabilità del comparto pubblico allargato, da qualunque ente incassato, dovrebbero essere destinati alla istituzione, funzione, ufficio o capitolo contabile detentore della responsabilità o del titolo di proprietà per il quale le relative cifre vengono nominativamente incassate.
- L'Ente, istituzione, funzione, ufficio o capitolo contabile, che si è impegnato nell'incasso potrebbe avrebbe diritto ad una royalties (5-10% dell'incassato) a copertura dell'attività svolta, ma dovrebbe iscrivere a debito verso terzi le cifre incassate, le sanzioni accessorie e gli eventuali interessi legali maturati.
- L'Ente, l'istituzione, funzione, ufficio o capitolo contabile, responsabile della gestione del tratto stradale nel caso di specie, naturalmente iscriverà le relative entrate, le sanzioni accessorie e gli oneri finanziari maturati a proprio credito e potrà destinare le cifre così ricavate alle attività del servizio di manutenzione della strada gestita.
- La responsabilità delle amministrazioni comunali non devovo essere costruite su basi territoriali, nel caso di specie la modifica/utilizzazione di limiti di velocità sulle strade proviciali/statali autonome, cosa che fa pensare ai sindaci come "reucci" di un territorio, ma in base ai "risultati" delle azioni intraprese.
- Il personale a servizio di una funzione pubblica, nel caso di specie i vigili urbani, devono svolgere i compiti istituzionali a cui sono delegati. L'utilizzo del personale per funzioni non proprie va punito con strumenti amministrativi o legali come il peculato, come avviene quando si utilizza in modo improprio un bene pubblico (vedi il caso di utilizzo improprio di una auto di servizio).