La documentazione tecnico economica di settore prodotta dagli Enti Pubblici, UNI (Unificazione Italiana), Camere di Commercio, per non parlare di ACI e persino di ANCITEL e più in generale della documentazione presente negli archivi degli Enti Pubblici, cosi come avviene per i dati ISTAT , deve essere consultabile gratuitamente (specie se attraverso internet). Eventuali tasse, contributi, ecc. vanno applicati solo per richieste di documenti cartacei con valore legale ("certificati").
I costi esorbitanti di una visura presso la Camera di Commercio, anche riferita alla propria impresa, un elenco di imprese o il costo di acquisto di una singola norma UNI scoraggia qualunque piccolo imprenditore dal "produrre informato".
Non si capisce perchè un cittadino, un impresa, che già paga diritti esorbitanti o un ente pubblico debba non poter accedere ad informazioni che sono pubbliche per il solo fatto che siano state fornite dalle imprese stesse. I diritti di segrateria devono essere applicati alle certificazioni. Per ottenere una lista di imprese di un dato settore a cui destinare una azione di mailing bisogna essere abbonati, costa un gran lavoro di scelta ed un costo esorbitante (1); per visionare i bilanci dei comuni bisogna essere abbonati e bisogna essere un Comune; il costo di un fascicolo di Norma CEI costa centinaia di Euro (2), danneggiando la qualità dei prodotti e riducendo la capacità di queste piccole imprese di conoscere meglio fornitori, clienti e competitori.
Inoltre, tutti i documenti pubblici, o inseriti nella rete internet, dovrebbero, per legge, riportare in calce, su ogni pagina, titolo del documento, estensore (nickname) e sopratutto la data. Il rischio è che trasferiamo, a chi le cerca, notizie vecchie e non riusciamo a colpire chi pubblica notizie errate, almeno con il discretito personale. Se mancanti, Basterà che il gestore della rete apporti automaticamente queste informazioni. Per le cose che già sono in rete vale la data di avvio della procedura.
Sarebbe il caso, poi, che il ministro per l'innovazione, ed ogni altro ministro pubblichino in chiaro la propria casella e mail.La maggior parte dei ministri, a parte il Presidente Prodi, non pubblica la propria casella e mail e, spesso, quella contenuta nel sito del ministero è una casella del tutto generica, comunque non dedicata al rapporto con il cittadino, come dovrebbe essere in una dimensione sempre più orientata ad internet.
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(1) Nonostante i recenti interventi del Ministero dell'Industria, che lo ha ridotto a circa un quarto, a causa dei meccanismi e delle regole imposte, ad un elenco di imprese suddiviso per categorie viene applicato il diritto di segreteria tante volte quante sono le località e i categorie ISTAT selezionate e comunque un elenco necessariamente grezzo alla fine costa alcune centinaia di euro.
(2)
Giacomo Dalessandro scrive sulla posta di Repubblica: ".. poi, parlando del Sistema Italia che deve essere aggiornato in tempo reale, si pone il problema che tutta la normativa tecnica deve essere distribuita a costi politici, e non come succede attualmente:- Per esempio nel settore elettrico, il costo di un fascicolo di Norma CEI costa centinaia di Euro, ed il professionista o l'istallatore non può permettersi di spendere 3-4000 Euro l'anno per aggiornarsi con decine di norme l'anno (oltre al tempo tecnico di lettura ed apprendimento, ed oltre alla continua uscita di nuove norme che sorpassano le precedenti nel giro di qualche anno). Tutto ciò è assurdo e non consente al paese reale di stare al passo con la normativa. Nel mio caso specifico di professionista, l'aggiornamento riguarda anche la normativa antincendio, la legislazione tecnica, ecc. oltre al grandissimo esborso per il software da utilizzare, quale autocad, word, excell, ecc. ..."
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