la vecchia ICI, un contributo che torna come IMU, che permette alle amministrazioni locali di far fronte ai servizi per i residenti quando applicata per le prime case, applicata sulle seconde case, nei piccoli comuni turistici, porta solo danni.
Quest'Italia minore, che presentano rapporti tra abitazioni totali/abitazioni dei residenti che va da 1,15 a 18 volte, e' formata da circa 5000 comuni che, avendo lucrato negli anni ‘80 sugli oneri di costruzione, si trovano, ora, a beneficiare di questa tassa applicata a circa un totale di circa 3 milioni di contribuenti. Il gettito aggiuntivo derivante vale, presumibilmente, tra i 3 e i 5 miliardi di euro. Gettito esente da qualsiasi controllo democratico dei cittadini contribuenti che, peraltro, utilizzano i servizi comunali solo per qualche settimana l'anno.
Ricordo che una buona parte di queste abitazioni non supera i 60/70 mq di superficie e sono di proprietà di persone con reddito modesto.
Ciò nonostante una manna che ha portato in queste cittadine voto di scambio, sprechi e ruberie e che potrebbe più responsabilmente essere utilizzata, in buona parte, dal governo per aiutare lo sviluppo del paese o al peggio le Regioni piuttosto che alle Provincie per realizzare investimenti in opere di manutenzione del territorio.
Sempre che l’ IMU conservi la funzione di contributo ai servizi. Se, invece, deve essere considerata tassa sul possesso allora tutta l'IMU dovrebbe essere assegnata al Governo centrale.
*) appunto inviato a Bondi per il Governo nell'ambito della richiesta di suggerimenti per il contenimento dei costi, e a Stefano Fassina