Da qualche tempo sento disquisire, sopratutto dai commentatori politici o dai conduttori di quei programmi televisivi che si nutrono di urla e schiamazzi di parti opposte, di un partito dei sindaci. E non da una sola parte politica.
In un fritto misto composto da parole che diventano per chi le dice, inopinatamente, fatti.
Parole come giovani, rete, web, ecc. e sindaci utilizzate per definire il nuovo contrapposto al vecchio, parola questa utilizzata come sinonimo di burocrazia, corruzione, cattivo governo.
Se rete, web, ecc. al massimo possono essere sinonimo di trasparenza, partecipazione o di plagio e manomissione, giovane o sindaco, nell'accezione di politico alle primi passi nella scalata alla politica e quindi puro e duro, allora non mi sembra di poter essere d'accordo.
La maggior parte dei nostri 8.100 sindaci sono persone non giovani che hanno piu' di una legislatura sulle loro spalle, che hanno imparato a convivere con le soverchierie di lobby (sic!) invasive e a sottostare, per mancanza di conoscenze amministrative, alla stupida tecnocrazia di collaboratori spesso vecchi ed incapaci.
Gente, nella più parte, ricattata dalla piu' schietta ignoranza delle piu' elementari regole economiche e gestionali ma spesso, anche, dotati di scarso rispetto delle leggi e delle piu' elementari regole del vivere civile.
Gente a cui la legge Bassanini (267) ha regalato l'immunita' dai controlli e, per i comuni piu' piccoli, il signoraggio assoluto.
Piccoli novelli podesta', molti di questi, con nel DNA il non rispetto delle regole, liberi dai rischi derivanti da qualunque azione di dissenso.
Gente, spesso, non preparata, e che nessuno ha mai pensato di acculturare, il cui piu' impellente bisogno e' farsi rieleggere. Gente che orienta il proprio orizzonte temporale al breve, brevissimo temine. Gente che non fa politica ma rotola nella piu' bieca gestione del piccolo affare corrente.
Ma a cui si offre, in un piatto d'argento, una sicura prossima rielezione.
Il nuovo che avanza non e' in una classe di persone vecchie o giovani, sindaci o politici di carriera, il voto di centro o il voto delle estreme.
Il nuovo, che non avanza, e' nel respiro del progetto politico e nella capacita' di enunciarlo chiaramente e senza tentennamenti. Nel coraggio di affermare che democrazia e' partecipazione e mediazione dei bisogni dei cittadini e non dei suoi (spesso cattivi) rappresentanti, senza il condizionamento di una probabile sconfitta del partito di appartenenza, conscio della possibilita', in fine, che possa essere un altro a portare a termine il progetto politico avviato.
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