Gentile signor Presidente,
Senza voler in alcun modo contestare la legittimità della
tassazione sulle seconde case, Le sottopongo un problema di applicazione delle
leggi vigenti (e di quelle in questo momento in gestazione) sul tema delle
seconde case.
La legislazione corrente, complice una visione della società
italiana in termini di qualità dei dati statistici analizzati e offerti
dall'ISTAT, modulati su una società che non c'e' più, impone tasse e balzelli
sulle seconde case non distinguendo tra chi ha una seconda casa a propria
disposizione che usa, in genere, saltuariamente per le proprie vacanze o per un
proprio familiare, da chi ha una, o più' seconde case, per puro investimento.
Fatto salvo lo spot a favore
della neo casta dei sindaci, la vera questione sta in una misconosciuta
elusione della nostra Costituzione sulla parità dei diritti.
In Italia vi sono (dati
ISTAT 2001) circa 5,5 milioni di altre
abitazioni
21,3 milioni di abitazioni (il 24,4% occupate da residenti),
Che fanno capo a 12/13 milioni di cittadini. Che votano!
Di queste circa 3,3 milioni (il
62,8%) nei comuni con meno di 15.000 abitanti
essenzialmente seconde case a disposizione.
Tra queste, si deve
presumere, vi sono abitazioni di famiglia lasciate libere alla morte dei nonni e case di vacanza spesso di dimensioni inferiori
a 60 mq, frutto di piccoli investimenti realizzati indebitandosi con le banche,
ubicate nel sud del paese, nate nella ubriacatura degli anni ’70 e che
attualmente valgono, in termini reali, meno di quando acquistate, se non altro
per la generosità delle amministrazioni pro tempore nel concedere licenze
edilizie contro oneri di urbanizzazione.
Nella area dei comuni con
meno di 5.000 abitanti residenti vi sono comuni che raggiungono il limite di 18
abitazione di non residenti per ogni abitazione di residenti. Luoghi in cui,
spesso, chi ci abita non è soggetto a versamenti aggiuntivi di Irpef, non paga
un euro di IMU e spesso non paga i servizi che usa.
I proprietari delle seconde
case, spesso 10, 20 volte, in numero, i residenti, contribuiscono con la ICI/IMU all’intera copertura dei (enormi!) costi
di gestione delle amministrazioni
comunali in cui sono ubicate, e pagano per servizi, spazzatura, acqua,
reflui e perfino elettricità, un costo pieno per un utilizzo di non più dei 20
giorni estivi.
Questi cittadini pur
contribuendo alla gestione dell’ente locale non hanno alcun diritto e non
possono rivalersi sulle, spesso arroganti ed incongruenti, decisioni dei,
loro, sindaci. Non gli è riconosciuto
nemmeno lo straccio di giudicare con il proprio voto, o con il voto di un
proprio rappresentante i consiglio, la gestione della cosa comunale.
Un esempio di democrazia
sospesa!
L'equazione proprietari di seconde case uguale ricchi e speculatori
e un falso ideologico. Queste case rischiano di essere soggette ad una
girandola di imposizioni che definiscono i limiti minimi e massimi della
aliquota da applicare. senza, peraltro, imporne alcuna condizioni di
applicazione lasciate all'arbitro dei previsti impositori: i comuni.
Il tema:
- Può
una amministrazione imporre una tassa, una imposta o stabilire un
corrispettivo di un servizio per i non residenti:
a.
senza che emerga dal proprio bilancio una chiara esigenza
economica
b.
senza che abbia prima esperito tutte le opportunità offerte dalle
leggi vigenti verso i propri cittadini residenti (addizionali IRPEF, controllo
della evasione fiscale, congruenza delle agevolazioni tariffarie), e prima di aver proceduto all’incasso di tutti i crediti esigibili, ecc., ecc,
c.
utilizzando per i servizi tariffe diverse da quelle applicate ai
residenti:
§ senza
sottoporre il calcolo della tariffa al controllo della Authority.
§ senza
tenere conto del reale utilizzo dei servizi offerti,
§ spesso,
trasformando il corrispettivo per un servizio (servizio idrico integrato,
rifiuti solidi urbani, fornitura di elettricità) in tassa?
- può
una amministrazione essere esclusa dal controllo di legittimità sulle proprie
spese, sia da parte di minoranze escluse che da parte di un qualunque
organo di controllo preventivo?
- può
un cittadino che possiede un bene essere escluso dalle scelte sugli investimenti
e sui progetti di sviluppo del territorio in cui ha investito pur pagando più tasse di un cittadino
residente?
- e'
ragionevole mantenere condizioni di mancato controllo che favoriscono il voto di scambio e/o intrallazzi con i
fornitori?
- può
una amministrazione imporre una tassa, una imposta o stabilire un
corrispettivo di un servizio o realizzare in opere pubbliche che
modificano stabilmente il territorio senza dover dare conto a tutti i cittadini, con il voto?
Probabilmente, con queste premesse, si sfiora il reato di Patto Leonino e comunque la
incostituzionalità in riferimento alla uguaglianza dei cittadini residenti e
non residenti.
Il federalismo fiscale, la attuazione delle Regioni e gli effetti
della legge Bassanini (e delle successive modifiche ed integrazioni) impongono
che le tasse vadano decise e pagate al livello
politico che
accetta di risponderne sottoponendosi al voto.
Le possibili soluzioni:
- sciogliere
il nodo della classificazione residenti/non residenti,
- dando il
voto a chi ha un interesse economico nel territorio e non solo
ai residenti
e/o
- lasciare al
Governo il prelievo delle tasse sulla casa ed il
susseguente compito di distribuire equamente il prelievo ai comuni (come recentemente avvenuto per
l'IMU 2013 con il Fondo di Solidarietà) .
ma anche
4.
ripristinare un serio controllo sugli atti dei comuni, specie i piccoli
comuni,
5.
ripristinare a tutti i livelli (anche per i piccoli comuni) la distinzione
tra livello politico e livello amministrativo,
6.
accelerare sulla unione dei comuni, incentivandone l’attuazione,
7.
impiegare revisori contabili certificati e imparziali,
8.
rendere più pregnante la punibilità degli amministratori con atti
amministrativi (tipo scioglimento per infiltrazioni mafiose) .
Il paese ha bisogno di interventi regolatori e di un drastico svecchiamento
della struttura operativa e non di stravolgimenti della Costituzione
Interventi che sembrano tesi ad una dannosa restrizione della
partecipazione democratica alle definizione
delle strategie di sviluppo del paese unico e solo compito della politica.
La realizzazione sarà compito della amministrazione e non di un leader
telegenico.
Cordiali saluti,
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