mercoledì 16 novembre 1994

Una politica a sostegno della prossima generazione

Abstract: Qui di seguito è illustrato un progetto ponte, di durata limitata nel tempo (due/tre anni), che, con l’aiuto di una nuova figura (per l’Italia) il “tutor”, potrebbe permettere, nel breve, a due/tre milioni di giovani di divenire cittadini e futuri genitori cosapevoli, provocando un importante rinnovamento della società civile del paese. Un “progetto paese” affidato al “paese” che permetterebbe di formare per tre anni una parte consistente della futura società civile. Il progetto avrebbe il merito di portare un efficace contributo nell'immediato ai problemi della disoccupazione giovanile e ai problemi degli ... anziani-giovani, cioè di quelle persone che il sistema produttivo ha espulso per propria rinuncia allo sviluppo, e che spesi i soldi ricevuti come incentivo all'uscita, non hanno ormai di che far vivere la propria famiglia, famiglia nella quale si trovano, guarda caso, uno o due giovani in età da lavoro, lavoro che non trovano. I primi hanno la fondamentale necessità di diventare cittadini europei prima di poter diventare occupati o imprenditori europei, i secondi rappresentano il vero anello debole della nostra attuale società. Il progetto, che intende mettere in moto un circolo virtuoso in cui gli anziani aiutano i giovani ad inserirsi meglio nel tessuto produttivo europeo, vale qualche migliaia di milioni, e può coinvolgere alcune centinaia di migliaia di giovani e circa due/trecentomila nuovi formatori (gli anziani giovani).



I giovani e le contraddizioni del sistema
Nell’attuale momento di transizione le nuove generazioni del nostro paese si trovano a dover affrontare, inconsapevolmente, un enorme insieme di contraddizioni che la società civile mette loro di fronte senza essere a questo stati preparati.
Una struttura sociale e politica in profondo cambiamento che non ritrova più i valori contrapposti del bene e del male; una struttura produttiva, come detto, incapace di risolvere i problemi derivanti dalla globalizzazione, dopo anni di gestione consociativa con il potere politico.
Una società disorientata, che finiti i tempi della appartenenza alle ideologie non sa trovare propri punti di riferimento e che è impreparata a ritrovare nei singoli progetti di cambiamento i propri obiettivi.
La mancanza di stimoli e di mezzi al cambiamento culturale della società civile che sarebbe necessario per rispondere al bisogno sempre più ampio di uscire dai confini di questo piccolo paese, bisogno di cambiamento che vede la gente e le imprese culturalmente e socialmente impreparate.
Cosa che può produrre un effetto disastroso per il posizionamento del nostro paese e della nostra società civile nella nuova struttura comunitaria.
Per superare questo empasse sarebbe necessario mettere in cantiere una azione di recupero per riposizionarsi: avviare in fretta un progetto che permetta di superare l’attuale emergenza ed il gap culturale con gli altri paesi componenti la comunità europea, cominciando, per esempio, dai giovani; giovani che sono sempre più disorientati. Bisognerebbe cioè avviare un coraggioso progetto di rinnovamento che parta dai futuri componenti di una nuova società civile. Un progetto per i giovani!

I soggetti coinvolti
L’insieme anagrafico delle persone che hanno concluso il ciclo di studi superiori e che non hanno ancora raggiunto una propria sistemazione lavorativa viene definito come l’insieme dei “giovani” in cerca di prima occupazione. Questo insieme può essere ad oggi individuato nei giovani di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, circa sette milioni di persone, in cerca di, o che si prepara ad, una prima occupazione. Tra questi vi sono gli iscritti alle università, chi usufruisce di un sostegno economico statale per l’apprendistato, chi opera nel settore dei lavori socialmente utili, chi lavora in nero, chi fa autonomamente corsi di specializzazione, chi fa stage in aziende in Italia o all’estero, chi si rifugia nei ranghi militari, chi aspetta di vincere un concorso statale, chi tenta, ad occhi chiusi, di aprire una partita IVA ( drogando il “dato statistico” sulle nuove imprese), chi è iscritto alle liste di collocamento, chi è riuscito a trovare una prima, spesso instabile, occupazione, chi, infine, ciondola per le strade della propria città o del proprio paese spesso alla mercé di organizzazioni malavitose.
I “tutor” una figura per ora nuova per il nostro paese ma utilizzata con successo nei paesi anglosassoni, che dovrà entrare stabilmente nel tessuto formativo italiano. Gli anziani (o i meno giovani) che hanno abbandonato, o sono stati espulsi dal ciclo produttivo, che costituiscono anch’essi, oramai, un imponente insieme. Il processo di espulsione dal contesto produttivo di anziani-giovani attuato dalle aziende in questi ultimi anni, cosa che contrasta in modo stridente con la necessità del sistema pensionistico di mantenere al lavoro le persone il più a lungo possibile, ha messo a disposizione della comunità una grande massa di persone più o meno “acculturate” che non sono in nessun modo utilizzate, anzi, grazie agli strumenti legislativi vigenti riguardanti il rapporto pensioni-lavoro, sono allontanate da qualsivoglia attività produttiva. Con uno spreco di risorse non utilizzate. Basti pensare alla grande diversità di cultura industriale, economica e sociale che fa capo ad un addetto dell’industria rispetto ai bisogni di aggiornamento del settore pubblico o rispetto alla capacità della scuola di formare i giovani, ed al costo ricadente sulle imprese, per rendersi conto che il problema deve essere esaminato con cura. Andrebbe, infatti, valutato il potenziale di professionalità che viene inconsapevolmente disperso, e spesso con un costo notevole in termini di pensioni di anzianità, di prepensionamenti, o di incentivi all’esodo concesse. Una persona di età compresa tra 50 e 65 anni ha cultura, esperienza e storia che andrebbe tutta riversata su i sistemi (amministrazione pubblica, addestramento e formazione dei giovani, formazione di nuova impresa) che di questo potrebbero avvantaggiarsi visto che la scuola, al momento, non riesce a formare i futuri componenti di una società civile oramai integrata a livello planetario:

Un progetto per i giovani
Creare una task force a tempo determinato, eventualmente a livello territoriale, alla quale affidare il tutoraggio degli attuali giovani di età compresa tra i 18 ed i 25 anni preparando per ciascun giovane un progetto informativo e formativo specifico. Mettendo a fattore comune, dalla parte degli utilizzatori, i giovani, e non dalla parte delle strutture eroganti i servizi, i formatori, uno specifico stanziamento dedicato a questo scopo.
Il giovane sarà seguito dal proprio tutor (1) che lo indirizzerà in modo da farlo diventare un membro della società civile, un operatore del mondo del lavoro ed un europeo consapevole.
Gli saranno pertanto forniti elementi per riconoscersi nella costituzione, gli sarà data conoscenza dei principi del codice civile, della struttura organizzativa del paese, della struttura organizzativa della comunità europea, delle tecniche organizzative aziendali, della struttura dei principi contabili, dei parametri statistici rappresentativi dei fenomeni del paese, di tutte le occasioni offerte dal mercato del lavoro ; delle opportunità di creazione di impresa; della struttura previdenziale; del sindacato; del rapporto impresa/dipendenti/fisco. Naturalmente del progetto di formazione dovranno far parte l'apprendimento dei linguaggi informatici e della lingua inglese.
I tutor, ed i loro coordinatori, verrebbero scelti per i loro curriculum vitae (2) ed eventualmente ricompensati anche in relazione ai risultati man mano ottenuti. Non sarebbe un male la via del coinvolgimento della società civile alla costruzione di un elenco di persone disponibili a svolgere questa attività (3) .
L’attività di tutoraggio, nata in occasione di questo progetto, potrebbe poi stabilmente continuare ad operare in un progetto formativo stabile.
Ai giovani che negoziano il proprio percorso formativo verrebbe, infatti, assegnato una sorta di “voucher”, una autorizzazione a spendere, che gli enti detentori gli stanziamenti formativi utilizzeranno e per giustificare l’utilizzo dei finanziamenti stessi. A questi verrebbe assegnato, inoltre, un argent-de-poche per il tempo utilizzato per la formazione, oltre ad un eventuale riconoscimento delle spese sostenute per effettuare stage presso aziende o enti fuori del luogo di residenza.L’obiettivo è far partecipare il massimo numero di giovani possibile!

Un “progetto paese” affidato al “paese” che permetterebbe di formare per i prossimi tre anni una parte consistente della futura società civile.

I costi del progetto
Il progetto, così come configurato, dovrebbe muovere una massa significativa di investimenti mettendo in circolo una gran quantità di danaro. Molta parte questi fondi sono già disponibili sia a livello locale, che a livello governativo ed europeo, ma in forma dispersa. Sarà imperativo, per il governo ed il paese, raccogliere tutti i risparmi possibili per dedicarli ad una impresa del genere.
L’ordine di grandezza dei finanziamenti necessari è valutabile intorno a 2.500 milioni all’anno per tre anni. La semplice ricomposizione dei fondi già stanziati, e spesso mal utilizzati, in un unico e più efficiente contenitore e la riclassifica del soggetto fruitore della formazione e dei fondi (il giovane!) dovrebbe essere capace, attraverso i risparmi ottenuti e l’utilizzo del moltiplicatore offerto dal Fondo Sociale Europeo, di attivare una gran parte dei finanziamenti necessari. Questo insieme potrebbe mettere in moto per due o tre anni tutta la struttura dei servizi di formazione del paese, cosa che dovrebbe creare un imponente occupazione aggiuntiva.
Il progetto per la propria caratteristica di attività ad altissimo contenuto di valore aggiunto, potrebbe utilizzare alcune centinaia di migliaia di addetti (si stimano in circa 6-700.000 i formatori /anno necessari) tra i quali potrebbero figurare, anche, quegli anziani-giovani di cui si è parlato all’inizio, dando loro di nuovo un ruolo attivo nel paese. A questi ultimi potrebbe essere chiesto di mettere a disposizione il proprio bagaglio professionale acquisito, assegnando loro un compenso per il lavoro svolto. Per invogliarli a partecipare tale compenso, vista la finalità del progetto, potrebbe essere considerato cumulabile con la pensione percepita, laddove attualmente non lo fosse e non tassata.
Questo progetto permetterebbe già dal primo anno di attuazione, di ottenere un incremento del PIL dell’ordine dello 0,20% annuo, ed entrate fiscali aggiuntive dell’ordine dei 600/700 milioni di euro anno.
I giovani che scegliessero di seguire tale percorso farebbero parte di una sorta di “club” con tanto di carta elettronica di identificazione, contenente tutte le informazioni circa il percorso formativo, carta che potrebbe essere sponsorizzata per esempio da una banca disposta a gestirne i flussi di danaro verso i giovani (alcuni milioni di futuri clienti) quali i ticket di formazione (per un valore stimato in 2-300 milioni/anno), l’argent-de-poche (700-800 milioni/anno), le borse di studio, i rimborsi per gli stage effettuati fuori sede ed all’estero (1200 milioni/anno), i fondi per le nuove imprese (3-400 milioni/anno), il prestito d’onore, ecc., ecc..
I giovani partecipanti al progetto sarebbero in seguito seguiti per un certo periodo per verificare i risultati dell’attività formativa.

I risultati attesi
Il progetto metterebbe in moto tutta la struttura di formazione del paese. Sono previste, nei tre anni di durata del progetto, circa 450 milioni di giornate di formazione, corrispondenti a circa 17 milioni di corsi di formazione (4) .
Dei circa sette milioni di giovani di età compresa tra 18 e 25 anni circa la metà potrebbe essere disposta a seguire un progetto del genere.
Gli altri dovrebbero essere già occupati e quindi non disponibili, specie quelli più anziani.
Alla fine del progetto si avrebbero a disposizione cittadini più consapevoli e preparati, lavoratori con una cultura di base, economica e civile, migliore, nuovi imprenditori più consapevoli dei propri diritti/doveri, avvocati, medici, liberi professionisti meglio preparati ad affrontare i rapporti con la propria imprenditorialità, dipendenti dello stato e della pubblica amministrazione capaci di meglio comprendere le leggi e i bisogni del cittadino. Ma forse ciò che più conta un simile progetto porterebbe a formare 3 o 4 milioni di futuri genitori e potrebbe interessare circa tre milioni di future famiglie, provocando un importante rinnovamento della società civile del paese; Già nel breve, tale progetto entrerebbe nelle case di un numero rilevante di famiglie, anticipando gli effetti di cambiamento strutturale di cui il paese ha bisogno e sul quale l’attuale governo sta lavorando, mettendo in campo un numero rilevante di risorse finanziarie europee.

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1) Sono previsti circa 200.000 tutor, 10.-11000 supervisori, un responsabile del progetto
2) Dirigenti di azienda, Professionisti illuminati, Professori universitari, Esponenti dell’Amministrazione Pubblica, ecc.
3) I prescelti potrebbero far parte di una organizzazione “non profit” ed insigniti, nei casi di particolare successo nell’impegno profuso, di una onorificenza al merito della repubblica.
4) Ogni giovane usufruirebbe di tre corsi di formazione della durata di 25 giorni ciascuno, di un certo numero di incontri informativi di 5 giorni ciascuno e di uno o più stage in Italia o all’estero della durata complessiva di uno o due mesi, per un totale di circa 7-8 mesi di impegno, da distribuirsi nel tempo a discrezione del giovane

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