La piccola media impresa italiana, davanti ai micidiali colpi dei paesi emergenti, sta rischiando il collasso, per mancanza di innovazione, di processo e di prodotto.
Cosa ferma i nostri piccoli imprenditori.
E', per caso, la mancanza di capacità di rischio la causa all'avvio di un qualunque tipo di innovazione?
Certamente no! Non vi è alcun nesso diretto tra capacità ad innovare e la disponibilità al rischio. Lo dimostrano le centinaia di piccole imprese che costituiscono il nostro sistema imprenditoriale. Lo dimostra la crescita e la capacità di stare sul mercato di alcune nostre medie imprese.
Il fatto è che la piccola impresa non ha la dimensione per dedicare risorse all'innovazione né si avventura in progetti che per loro natura richiedono una adeguata attenzione manageriale e tempi troppo lunghi rispetto al bisogno di rispettare il time to market specifico del proprio settore.
Non credo vi sia alcuna relazione tra l'essere imprenditore, essere capaci di innovazione e avere conoscenza delle tecnologie per lo sviluppo dell'idea imprenditoriale.
La vera innovazione richiede tutte queste caratteristiche messe insieme e quindi un impegno economico eccedente le capacità e le dimensioni della nostra piccola impresa. Soldi e persone.
Né più in generale, e questo vale per le aziende che hanno la dimensione economica per permetterselo, credo che costituire specifiche strutture organizzative stabili per innovare prodotti o processi possa dare frutti duraturi nel tempo.
L'innovazione e la ricerca sono appannaggio di spiriti liberi che possono dedicare all'impresa il proprio tempo e la passione per il proprio progetto. Gente che generalmente non ha abbastanza soldi da rischiare in una avventura. Uomini che per ottenere un qualche finanziamento sono costretti a sottoporre la propria idea innovativa al vaglio di burocrati spesso inesperti e che poco hanno a che vedere con il mercato e con il rischio. Soggetti rifugiati presso istituzioni statali, spesso troppo giovani, che sono chiamati ad emettere sentenze sull'efficacia del market plan o pingui impiegati di banca a cui è stato assegnato il compito di ricavare più soldi possibile in aggi vari, che non hanno alcun interesse a correre rischi.
Allora!?
Lo Stato si impegni a finanziare a costo zero, attraverso l'università, le idee innovative, tutte, destinando a queste il massimo possibile delle proprie risorse. Sarà, poi, l'università a fare in modo che l'idea sia sviluppabile, e quindi brevettabile.
Naturalmente lo Stato si organizzerà per rendere più concrete le regole di protezione sui brevetti e per promuovere l'incontro tra i ricercatori e le imprese, nazionali ed estere. Per esempio mettendone all'asta il successivo sviluppo e gli incentivi associati.
Tra gli incentivi possibili vi saranno finanziamenti agevolati a basso costo ottenuti senza istruire alcuna pratica e senza intermediari.
Il gruppo di sviluppo, creato secondo regole predeterminate (vedi articolo Un progetto per favorire la ricerca e l’innovazione del tessuto industriale italiano dello stesso autore), si impegnerà a realizzare, insieme all'università, il relativo prototipo, con l'impegno di promuoverne il successivo sviluppo impegnandosi a restituire allo Stato il finanziamento ottenuto.
Idea, brevetto dell'idea, cessione all'impresa più interessata, sviluppo finanziato.
L'università farà, così, finalmente lavorare i propri ricercatori ed i propri studenti su progetti concretamente utili e non si limiterà ad dispensare voti alla ... buona memoria; le imprese potranno innovare continuando a fare il proprio mestiere di produttori di beni, liberati da costosi e, spesso, inutili e defatiganti incontri con la burocrazia; lo Stato metterà in campo danari che generano attività e che ritornano, attraverso un fondo rotativo capace di avviare una spirale di sviluppo continuo. Il rischio? che vengano dispersi inutilmente più fondi di quanti se ne siano perduti sinora. Naturalmente il legislatore porrà un sol limite: che, in quattro o cinque anni, almeno il 70% dei fondi impiegati per il finanziamento dello sviluppo del prodotto scaturente dalla ricerca, ritorni.
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