martedì 8 giugno 2004

Per la definizione di una politica zonale dell'Alto Tirreno Cosentino

L’ ALTO TIRRENO COSENTINO è un’area vasta che parte da Tortora e si chiude a Diamante, comprende 14 località di cui più della metà montane, la sua identità geografica è una convenzione creata dalla Regione Calabria per l’ identificazione di un territorio su cui avviare un programma di investimenti a valere sui Fondi Europei rientranti nel Piano Operativo Regionale (P.O.R.) Calabria 2000/2006.
Un territorio vasto composto da due zone disomogenee: la prima si estende a sud dell’Area ed è costituita da una zona costiera ampiamente antropizzata detta “Riviera dei Cedri” (compresa tra Scalea e Diamante); la seconda è l’area a nord che presenta le stesse caratteristiche geografiche, culturali e turistiche delle aree con cui confina Maratea e il Parco del Pollino
Si tratta di due zone estremamente disomogenee tra loro, i cui ultimi rilievi micro e macro economici evidenziano, anche a livello politico, un atteggiamento di evidente discontinuità.

Secondo i dati dell’ultimo Censimento della Popolazione ISTAT (2001), il numero di unità abitative dell’’intera area è passato da 52.065 abitazioni censite nel 1981 alle attuali 61.516 unità con un incremento netto, nell’ultimo ventennio, pari a 9.451 abitazioni. Delle attuali 61.516 abitazioni presenti, ben 55.700 fanno parte del patrimonio dei comuni costieri. Per questi ultimi comuni, mediamente si contano 4,3 abitazioni per ogni famiglia residente contro le 1,43 dei comuni interni e l’1,39 dell’intera provincia di Cosenza.

I comuni costieri facenti parte della zona a Nord di Scalea presentano una densità del patrimonio abitativo di 2,9 abitazioni per famiglia residente ( 5.061 le abitazioni occupate da famiglie residenti su un totale di 17.316 abitazioni), senza contare le 9,5 abitazioni per ogni famiglia residente (4543 abitazioni su 476 abitazioni di residenti) di San Nicola Arcella.
Per contro per il territorio costiero compreso tra Scalea e Diamante i dati del censimento 2001 fanno ascendere a circa 30.376 le abitazioni non occupate sulle 38.384 abitazioni totali disponibili, con una densità di 4,8 abitazioni per famiglia residente.

Quest’area detta “Riviera dei Cedri”, che ha favorito nel tempo lo sviluppo di un turismo di massa agevolando insediamenti ad alta densità di presenze (con un record di circa 2000 abitanti equivalenti x kmq medi nel periodo estivo), aiutata in questo dalla conformazione geografica del territorio, sembra sia orientata ad adottare per il futuro politiche di “Riminizzazione” del territorio.

Scalea, punto di cerniera tra le due zone, sembra voler abbandonare il suo ruolo di centro turistico e trasformarsi in un "centro di servizi".
Tale tendenza sembra avvalorata anche dalla scelta di investire ingenti risorse nella costruzione di un aeroporto accreditato come capace di un milione di presenze. Volume di traffico che, tra le altre cose, comporterà l’esigenza di effettuare un decollo ed un atterraggio ogni 10 minuti. Cosa che, tenuto conto dei gas di scarico e del rumore generato dal traffico aereo atteso, renderà invivibile ed inutilizzabile un ampio tratto di area circostante la pista, ivi compresa la spiaggia contigua.
Ma, di contro, renderà anche un buon servizio alle località turistiche confinanti quali Maratea e Diamante. Zone che hanno una propria antica capacità e qualificazione turistica, che posseggono consolidate capacità cantieristiche per la nautica da diporto e che possono contare su una rete di significative località dell’interno che vi fanno capo.

L’altra zona a nord, l’area litoranea che si affaccia sulla parte sud del “Golfo di Policastro”, presenta, mediamente, nel periodo estivo, una densità che raggiunge i 530 abitanti equivalenti x km2, sopratutto a causa del picco che realizza San Nicola Arcella, nel periodo di massima affluenza, che da sola raggiunge i circa 1200 abitanti equivalenti x km2.
Lo sviluppo di quest’area, che si inoltra verso l’interno nel Pollino ed è capace di una offerta turistica qualificata (Praja) , è favorito dalla contiguità con zone turisticamente e politicamente avanzate, per le quali si stanno consolidando interventi “zonali”, interprovinciali ed interregionali, per favorire una politica di qualificazione dell’offerta turistica.

Ambedue le zone costituenti l’alto tirreno cosentino si affidano ad uno sviluppo basato prevalentamente sul settore turistico.

La prima, la “Riviera dei Cedri può contare su circa 120.000 turisti abituali, provenienti essenzialmente dalle regioni limitrofe, con la progettata apertura dell’aeroporto civile, si sta dirigendo verso uno sviluppo che prevede l’apertura ad una clientela con provenienza più diversificata (nord italia/estero) e sembra voler competere con la costa adriatica, pur senza averne ancora la necessaria qualificazione.
Si troverà, così, a competere con le destinazioni tipiche della costa mediterranea dell’Africa del Nord (Egitto, Tunisia, Libia).
Territori che, a parità di costo effettivo dello spostamento (costo/tempo relativo/risultato atteso), offrono mare incontaminato e prestazioni residenziali-alberghiere di altissimo livello, prezzi decisamente più convenienti e condizioni climatiche che permermettono l'utilizzo delle strutture alberghiere per periodi che coprono tutto l’anno.

La seconda, l’area a nord, che copre il versante sud del Golfo di Policastro, che confina con Maratea e con il Parco del Pollino, è una zona che presenta un turismo qualificato e naturalista di livello medio-alto con attese diversificate che vanno dal mare alla montagna alla natura.
Un turismo, questo, con buona capacità di spesa, disponibile a frequentare il territorio anche al di fuori del mese di agosto.
Un turismo capace di avviare, se trattato con cura, la spirale virtuosa della valorizzazione del territorio e del patrimonio immobiliare esistente (e quindi delle entrate comunali), sempre che gli vengano offerti, da operatori qualificati, i servizi di cui ha bisogno.
Una zona da preservare che si estende per 140 kmq che può contare su un numero di turisti abituale costituito, per il periodo estivo, da circa 50.000 persone.

La Struttura produttiva di quest’area si presenta orientata ma frammentata e in qualche caso non abbastanza qualificata, essa è essenzialmente basata sulle attività commerciali e di servizio, imprese che contabilizzano incrementi percentuali di crescita molto modesti.
La massiccia presenza di imprese edili ( il 58,9% del totale delle imprese industriali) è legata in parte alla speranza di acquisire le ormai da lungo tempo attese commesse in opere pubbliche ma più verosimilmente è legata alla disponibilità delle istituzioni locali a privilegiare, ancora e solo, gli investimenti in seconde case.
Se questo trend dovesse essere confermato, la presenza di tante imprese di costruzioni comporterebbe una inevitabile ulteriore spinta all’aumento del numero delle costruzioni con il conseguente decadimento del valore del patrimonio abitativo (a Maratea si vende, e si compra, a 3-5.000 euro per mq contro i 400-500 euro per mq della zona in esame). Favorendo un turismo di sopravvivenza o speculativo, con la conseguente riduzione della disponibilità all'avvio di attività di manutenzione delle proprie abitazioni, condizione senza la quale non vi sarebbe alcuna valorizzazione dell’attuale patrimonio abitativo
Il tasso di imprenditorialità, vale a dire il rapporto tra imprese attive e popolazione residente, risulta molto elevato, una impresa ogni 7,3 residenti attivi o, meglio, una impresa ogni 3,9 famiglie, ma è il risultato di due debolezze: la dimensione delle aziende e la loro stagionalità, in particolare quelle della ristorazione e dei servizi (p.e. gli stabilimenti balneari).
L’ estrema brevità del periodo di utilizzazione delle strutture e l’approssimazione del servizio offerto, dicono bene come il turimo rappresenti per l’ imprenditore più un secondo lavoro che un intrapresa economica stabile.

Tra queste le strutture ricettive alberghiere disponibili che sembrano, al momento, adeguate al livello delle presenze turistiche che l’attrazione del territorio consente, ma che, tenuto conto delle ragioni di una gestione economica che non può affidarsi ai deludenti risultati conseguenti in relazione alla attuale limitata durata della stagione turistica, rischiano di essere rapidamente trasformate in residence. Con un ulteriore conseguente appesantimento della situazione produttiva locale.


Tornando ai problemi dell’intera area costiera, si può rilevare che, fatte salve le imprese industriali, la consistenza quantitativa del sistema imprenditoriale locale si accompagna ad evidenti limiti qualitativi.
Uno dei più penalizzanti è rappresentato, come accennato, dalla ancora contenuta dimensione aziendale (2,4 dipendenti per impresa contro i 3,1 a livello nazionale) cosa che, come è intuibile, non consente alle iniziative imprenditoriali l’offerta di servizi qualificati e le possibili economie di scala.

E proprio la non consapevolezza di una siffatta situazione di scenario da parte degli amministratori locali e la mancanza di coordinamento zonale l’evidente debolezza di questa area che deve fare i conti, anche, con una costante incapacità di aggregazione.

In sostanza, le amministrazioni locali, aggravate dall’impellente e costante bisogno di quadrare la cassa, hanno come primo interesse la soluzione di problemi di breve periodo (come l’incasso delle imposte, ICI su tutte), e sono capaci di perseguire solo politiche perdenti ( aumento delle concessioni edilizie per favorire la classe dominante ed incrementare il volume dell’entrate correnti), lasciando così, di fatto, ad enti terzi esterni la definizione della propria politica di sviluppo.
Enti terzi che, per la conformazione del proprio azionarato (consulenti, aziende private, interessi personali), non avendo alcun interesse ai progetti di lungo termine necessari per uno sviluppo mirato del territorio, privilegiano l’avvio di investimenti di breve o brevissimo termine che rispondono al solo requisito di un aumento dell’occupazione del giorno dopo. Occupazione che spesso è addirittura in nero.

Lo sviluppo dell’impresa turistica sul territorio può essere valorizzato solo attraverso un progetto “politico” consapevole e forte. Un progetto zonale che abbia una visione appunto politica. Che valuti gli effetti che lo sviluppo programmato potrà avere sulle prossime generazioni. Che sia consapevole e capace di individuare i bisogni. Che sia capace di coinvolgere i membri della comunità (cittadini, imprenditori, turisti, pubblica amministrazione). Che sia capace di incidere sui comportamenti attuali degli imprenditori turistici e delle amministrazioni attraverso la formazione e la riqualificazione.

Le risultanze del Rapporto di Area sviluppato dal Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università della Calabria per conto del Formez si fondano sulla possibilità di un superamento dei punti di debolezza e su una nuova capacità di controllo dei punti di forza fin qui elencati. E quindi sulla trasformazione dei singoli elementi del patrimonio naturalistico, ambientale, storico, artistico, culturale, eno-gastronomico e artigianale territoriale, sia costiero che collinare e montano, in modo che tutte queste componenti possano operare in un Sistema di Offerta Turistica omogeneo che vede, per ambedue le zone individuate, il Parco Nazionale del Pollino quale elemento accomunante dedicato alle elite naturalistiche dei due diversi mercati serviti.

L’obiettivo è quello di valorizzare e colmare il gap territoriale realizzando un circolo virtuoso di sviluppo socio-economico, eco compatibile e sostenibile ( in senso orizzontale fra i comuni interni e in senso circolare fra i comuni delle due zone facenti parte dell’area del Piano Integrato Territoriale) che si sposi con l’esigenza delle aree costiere di realizzare una crescita controllata delle presenze dei turisti e con la necessità di qualificazione dell’offerta turistica per ottenere la massimizzazione degli effetti economici indotti.

Per fare questo sarà necessario in primo luogo un’offerta di prodotti turistici che, attualmente, è avulsa dalle esigenze specifiche dei diversi segmenti di domanda; in secondo luogo sarà necessario spostare l’intervento pubblico verso progetti e azioni strategiche e che non siano strettamente connesse a specifici bisogni; in terzo luogo sarà necessario consolidare l’elevata numero di imprese di piccole dimensioni che opera sul territorio e che è fonte delle evidenti difficoltà di aggregazione, al fine di rapportarsi meglio con le esigenze della domanda, sia essa individuale che aggregata.

Queste azioni che non si esauriscono certamente con la messa in campo di opere faraoniche spesso senza mercato, che inevitabilmente si trasformano in desolanti cattedrali nel deserto, spesso finanziate con soldi dello Stato gestiti da maneggioni il cui unico interesse è la provvigione, se non la mazzetta da portare a casa.

Il progetto
"Il Golfo di Policastro, un Golfo per tre Regioni"
è la soluzione.
La condivisione e la crescita del target dell’offerta delle località costiere deve nascere sia da una minore devastazione del territorio che da una conseguente maggiore salvaguardia delle risorse naturali e ambientali, ma anche da un ritorno del turismo "qualificato", con conseguente aumento della disponibilità di spesa (compresa la gestione e manutenzione delle seconde case).

D’altra parte l’ingresso delle aree interne nell’offerta turistica complessiva oltre ad un aumento dell’utilizzo delle risorse disponibili (agriturismo, turismo all’area aperta, turismo dei centri minori, attivazione delle filiere eno-gastronomiche, valorizzazione delle tradizioni) consente l’avvio di un processo di sviluppo endogeno che interrompe il fenomeno di spopolamento e di abbandono dei relativi contesti territoriali.
Questo incide su tutti i comparti dell’economia locale (artigianato, agricoltura, servizi), che sono i veri attrattori della richiesta turistica, producendo un aumento generalizzato dei redditi dell’area, del livello della qualità della vita e dell’accesso al mercato del lavoro.

L’obiettivo della conversione dei punti di debolezza in altrettante forze competitive è raggiungibile purché vi sia consapevolezza che tale competitività non può essere raggiunta mediante il puro e semplice potenziamento dell’attuale offerta turistica e con la scarsa qualificazione degli operatori turistici presenti oggi sul territorio, né tanto meno esclusivamente attraverso la rendita derivante dal vasto giacimento di risorse turistiche presenti sul territorio.

La soluzione risiede nella progettata riorganizzazione del potenziale attrattivo dell’area in una logica in cui risorse, territorio e strutture dell’offerta vengono integrati in un sistema caratterizzato in modo univoco ma anche nel generare vantaggi per gli operatori in termini di economie di scala, di specializzazione, di qualificazione, di apprendimento, progettate nel previsto
"Centro di Eccellenza"
del Palazzo dei Principi di Lanza di San Nicola Arcella.
Ma anche nel differenziare il proprio prodotto rispetto alla concorrenza.

Le opportunità per lo sviluppo dell’ offerta turistica sono legate sicuramente alla segmentazione dell’offerta organizzata in sistema e rivolta sia ad un aumento del livello dell’attuale target da turismo balneare (turismo di massa nazionale e regionale di prossimità) verso segmenti medio-alti del mercato che, pur con minori presenze, potrebbero assicurare rilevanti effetti economici moltiplicativi, sia acquisendo mercati esteri "qualificati" il cui flusso è più uniforme nell’arco dell’anno.
Allo stesso tempo una adeguata caratterizzazione dell’offerta turistica permetterà di cogliere le opportunità di domanda che risiedono nelle nicchie del turismo culturale e naturalistico e negli ulteriori turismi sostenibili individuati dal menzionato documento regionale.

Lo sviluppo dell’area non è nella ricerca di un mercato aggiuntivo ma nella sostituzione/ mantenimento di un mercato esistente, tramite la riqualificazione dell’offerta turistica.

L’obiettivo generale dovrebbe riguardare la creazione delle condizioni per lo sviluppo dell’area mediante l’uso razionale e l’incremento della fruibilità delle risorse naturali, delle risorse culturali e del patrimonio artistico presenti nel territorio, promuovendo la qualificazione degli imprenditori turistici, la nascita di nuove iniziative imprenditoriali, irrobustendo e finalizzando una politica che intraveda lo sviluppo del territorio nello sviluppo dell’impresa turistica, orientando le filiere produttive esistenti (agricoltura e artigianato) verso questo target, assicurando la sostenibilità ambientale dello sviluppo del sistema locale e rispettando nel medio e lungo periodo la capacità di carico dell’ambiente, perseguendo l’integrazione informativa e amministrativa delle P.A. dell’area, riqualificando i contesti urbani al fine di eliminare le marginalità sociali, migliorando le condizioni di contesto nei trasporti, nelle comunicazioni, nella sicurezza e nell’accesso al mercato del lavoro.



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