domenica 5 settembre 2004

Democrazia e Controllo dei piccoli comuni turistici (1)

abstract: Il decentramento amministrativo realizzato con il dl 267 dell'agosto 2000 sta cominciando a fornire i suoi riscontri, in termini di applicabilità. Il legislatore, in un impeto di buonismo, ha privilegiato la ....buonafede dell'amministratore dimendicando che questi è anche un politico. Un politico "in corsa" il cui primo obiettivo è la rielezione. Nei piccoli comuni le opposizioni, il revisore dei conti, il segretario, i tecnici comunali i cittadini scomodi sono sotto il controllo di una sorta di nuovo e potente capo ... : il sindaco.


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| Il caso | La questione | Le possibili azioni |
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Il caso
San Nicola Arcella, località turistica in provincia di Cosenza, con 1400 abitanti residenti (circa 450 famiglie) e circa 4500 appartamenti frequentati per le vacanze e di proprietà di altrettante famiglie: circa 10.000-11.000 cittadini che contribuiscono al reddito della comunità residente e che pagano, al pari di questi, tutti i tributi ed i servizi. In alcuni casi addirittura in misura superiore ai residenti. Il comune di San Nicola Arcella rientra nel novero dei comuni con meno di 3.000 abitanti e quindi l'amministrazione comunale non è sottoposta ad alcuni importanti controlli amministrati, pur avendo le "caratteristiche economico-finanziarie" di un comune di 10-15.000 abitanti.
L'analisi dei dati del Censimento ISTAT del 2000 mostra come il fenomno sia diffuso. Mediamente negli 8100 comuni del nostro paese per ogni abitazione non occupata da residenti sono disponibili 4 abitazioni occupate da residenti. Tra questi per ben 4.000 piccoli comuni, 15 milioni di residenti e 6 milioni di famiglie, le abitazioni occupate dai residenti rappresentano la metà di quelle disponibili. Per 1100 di questi comuni il rapporto medio sale a 3,4 , con punte che raggiungono le oltre 18 abitazioni disponibili per ogni abitazione occupata dai residenti.
Ciò porta a dire che le amministrazioni comunali di almeno 500 comuni (circa il 9% dei comuni con meno di 5000 abitanti residenti) e almeno 700 (circa il 15% dei comuni con meno di 3000 abitanti residenti, pur avendo le "caratteristiche economico-finanziarie" di comuni di "classe demografica" superiore, non sono sottoposti ad alcuni importanti controlli del Patto di Stabilità nè, di fatto, al controllo della Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, TESTO UNICO DELLE LEGGI SULL'ORDINAMENTO DEGLI ENTI LOCALI, che limita alcuni importanti controlli ai comuni con popolazione superiore a 3000 abitanti (residenti).

La questione
Il decentramento amministrativo fin qui realizzato ha di molto potenziato il ruolo dei sindaci e della loro maggioranza ma ha di fatto ridotto a zero il ruolo delle minoranze anche e soprattutto attraverso la soppressione dei Comitati Regionali di Controllo.
L’Amministrazione Giudiziaria, la Corte dei Conti e le altre Amministrazioni di Controllo, la forza pubblica sono per loro natura lente e spesso, in questi piccoli centri, imbrigliate da una naturale rapporto di convivenza che, di fatto, favorisce il dilagare di una miriade di piccoli illeciti amministrativi che, attraverso una forzata impunità, si tramutano in una diffusa illegalità. Ciò avviene, crediamo, specie nel profondo sud, dove la frammentazione della popolazione in una miriade di piccoli centri, la mancanza di una cultura industriale e la "casualità" delle attività produttive produce, specie nei comuni turistici, "caste politiche" guidate e gestite dall’intreccio degli interessi forti (sic!) che il basso rapporto governanti /governati naturalmente crea.
Così che si assiste, per esempio, al fatto che un assessore di un comune vicino sia nominato responsabile amministrativo, che un sindaco di un comune confinante sia nominato revisore dei conti (senza averne adeguata qualificazione) e che tutti questi soggetti facciano parte di un Patto Territoriale e/o di una Comunità Montana.
Rispetto a questi problemi il dl 267 dell'agosto 2000 presenta gravi carenze. Carenze dettate da una ingenuo applicazione del diffuso bisogno di governabilità sia a livello locale che a livello nazionale, che ha di fatto eliminato tutti i contrappesi che matenevano in un equilibrio stabile la vita amministrativa del paese.
Al momento, alle minoranze ed al cittadino di uno di questi piccoli centri non resta che appellarsi al Prefetto. Figura che, malgrado un tentativo di depotenziamento, è rimasta l’unico, ma impotente, baluardo possibile.
Una questione rilevante rispetto alla efficacia del Patto di Stabilità che se tralasciata rischia di minarne le aspettative.


Le possibili azioni
Una azione con possibili effetti nell’immediato potrebbe essere quella di sollecitare il Ministero degli Interni a potenziare le funzioni e l’organico delle Prefetture, affidando a questa struttura la capacità del controllo della leggittimità.
Ma l'azione più efficace sarà quella di rimettere mano alla legge Bassanini per la parte che riguarda i piccoli comuni:

  • ridefinendo le maggioranze necessarie alla approvazione di atti fondamendali quali l'approvazione dello statuto comunale, l'approvazione del bilancio consuntivo, l'approvazione del piano pluriennale degli investimenti;
  • definendo meglio il diritto alla partecipazione della minoranza alla vita dell'amministrazione;
  • imponendo regole di accesso agli atti comunali valide per tutti i consiglieri;
  • imponendo modalità di covocazione e di definizione dell'ordine del giorno dei consigli comunali più trasparenti;
  • ridefinendo le competenze e la qualità tecnica del Revisore dei conti (p.e. imponendo la nomina di un revisore iscritto all'albo nazionale di categoria);
  • evitando che sia la sola maggioranza a eleggerlo, utilizzando p.e. la tecnica delle maggioranze qualificate;
  • migliorando il decreto legge 267 nella parte che riguarda la composizione delle commissioni di controllo, p.e. affidandole alle minoranze;
  • liberalizzando l'iscrizione all'anagrafe, ora usata in alcuni piccoli comuni turistici in modo discrezionale per non alterare gli equilibri elettorali;
  • definendo l'applicabilità e le maggioranze per la partecipazione popolare.
  • vietando in ogni caso che gli assessori siano contemporaneamente dirigenti degli uffici, p.e. incentivando i piccoli comuni all'utilizzo di uffici/servizi specialististi in unione con altri comuni o in service;
  • attivando controlli più cogenti sul fenomeno del voto di scambio.

Risultati seri e duraturi si posssono ottenere solo definendo. per l'elaborazione degli statuti comunali. un quadro di regole comuni, certe, predefinite in modo tale da mettere il freno alla voracità di sindaci che, dopo quattro anni di rodaggio, hanno ben capito il largo potere che la legge 267 gli ha affidato. E che ora reclamano anche il terzo mandato!




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